20171102 valsusaSUSA IN PREGHIERA PER LA VALLE CHE BRUCIA. LUNEDI' 30 OTTOBRE NELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO
 
La Valle di Susa brucia da più di una settimana. Siccità, vento, incuria e (spesso) il dolo da parte dell’uomo hanno alimentato le fiamme.  Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Aib, Carabinieri Forestali, Croce Rossa, sindaci, apparati comunali, volontari, sono da giorni impegnati per far fronte all’emergenza.
 
Agire è importante. Altrettanto importante riflettere e pregare. Ecco quindi la proposta dei Frati e delle Suore Francescane che hanno invitato a una veglia di preghiera, lunedì 30 ottobre alle 21 nella Chiesa di San Francesco a Susa.
 
“E' stato un momento di riflessione e preghiera, di solidarietà, di richiesta di perdono – spiegano i promotori -. Credenti e non credenti insieme per ascoltare la religiosità della terra che ci chiede di prendere la responsabilità della casa comune. E' stata un’occasione per abbracciarci, farci coraggio, pregare, riflettere.  Francesco di Assisi – si leggeva nell’invito – ci aiuterà a dire grazie a tutti coloro che stanno lavorando per la nostra valle; a dire grazie al Creatore; a dire “I care” (“mi sta a cuore”) la creazione che qui ora piange”.
 
Era presente anche il Vescovo mons. Alfonso Albini confalonieri.



Incendi Val Susa: il vescovo, “occorre essere umili di fronte alla natura e cercare di prevenire”.  30 ottobre 2017 @ 12:57
 
“Dobbiamo essere molto umili di fronte alla natura, che è meravigliosa, ma rispetto alle nostre capacità e forze è mille volte più grande. Quando si è di fronte al fuoco ci si rende conto che siamo ben piccola cosa e il nostro orgoglio si può facilmente ridimensionare. Fortunatamente non ci sono state né vittime né feriti, ma c’è tutta la montagna bruciata, anche perché per un mese e mezzo non ha piovuto ed è tutto secco. La natura fa il suo corso”. Mons. Alfonso Badini Confalonieri, vescovo di Susa, commenta al Sir gli incendi che da più di una settimana stanno devastando l’omonima Valle dovuti a siccità, vento, incuria. Protezione civile, Vigili del fuoco, Aib, Carabinieri forestali, Croce rossa, sindaci, apparati comunali, volontari, sono da giorni impegnati per far fronte all’emergenza. Finalmente la situazione “va un po’ meglio – prosegue -. Il fuoco si è fermato e nella zona centrale è ormai spento. Permangono altri focolai ma il grosso si è calmato. La montagna non brucia più come prima”. A scopo precauzionale è stata evacuata la Casa di riposo San Giacomo di Susa: 185 persone più il personale sanitario. “Anche molte famiglie hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni – dice il vescovo -; alcune sono state accolte dalle suore francescane di Susa nella loro casa; altre da amici o parenti” e sono in attesa di poter tornare a verificare le proprie abitazioni.

“Forse – osserva – gli uomini possono cercare di prevenire. È un discorso tecnico, ma ricordo che quando ero bambino si costruivano e mantenevano nei boschi le strade tagliafuoco che oggi a volte non si fanno o non si mantengono”. “La gente – prosegue mons. Badini – ha capito che essendo noi poveri e deboli abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Ieri abbiamo pregato nella Messa; questa sera alle 21 presso la chiesa di san Francesco di Susa si svolgerà una veglia di preghiera”. “Sarà un momento di riflessione e preghiera, di solidarietà, di richiesta di perdono – spiegano i frati e le suore francescane che la promuovono -. Credenti e non credenti insieme per ascoltare la religiosità della terra che ci chiede di prendere la responsabilità della casa comune. Sarà un’occasione per abbracciarci, farci coraggio, pregare, riflettere”. “Francesco di Assisi – si legge nell’invito – ci aiuterà a dire grazie a tutti coloro che stanno lavorando per la nostra valle; a dire grazie al Creatore; a dire ‘I care’ (‘mi sta a cuore’) la creazione che qui ora piange”. “Il Signore – conclude mons. Badini Confalonieri – raddrizza le righe storte delle nostre comunità e questi eventi riattivano anche la fede e la preghiera”.



I testi pregati quella sera...

L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti.

Dalla Laudato sii di Papa Francesco, al numero 1

« Laudato si’, mi’ Signore », cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricor¬dava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: « Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba »

Questa sorella protesta per il male che leprovochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che « geme e soffre le doglie del parto » (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.
 

Dalla Laudato sii di Papa Francesco, al numero 11
 
La sua testimonianza ci mostra anche che l’ecologia integrale richiede apertura verso cate¬gorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano. Così come succede quando ci innamoriamo di una persona, ogni volta che Francesco guardava il sole, la luna, gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sua lode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con tutto il creato, e predicava persino ai fiori e « li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione ».19  
La sua reazione era molto più che un apprezzamento intellettuale o un calcolo economico, perché per lui qualsiasi creatura era una sorella, unita a lui con vincoli di affetto. Per questo si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste.
 

Dalla Laudato sii di Papa Francesco, al numero 211

Tuttavia, questa educazione, chiamata a creare una “cittadinanza ecologica”, a volte si limita a informare e non riesce a far maturare delle abitudini. L’esistenza di leggi e norme non è sufficiente a lungo termine per limitare i cattivi comportamenti, anche quando esista un valido controllo. Affinché la norma giuridica produca effetti rilevanti e duraturi è necessario che la maggior parte dei membri della società l’abbia accettata a partire da motivazioni adeguate, e reagisca secondo una trasformazione personale. Solamente partendo dal coltivare solide virtù è possibile la donazione di sé in un impegno ecologico. Se una persona, benché le proprie condizioni economiche le permettano di consumare e spendere di più, abitualmente si copre un po’ invece di accendere il riscaldamento, ciò suppone che abbia acquisito convinzioni e modi di sentire favorevoli alla cura dell’ambiente. È molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita. L’educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. Tutto ciò fa parte di una creatività generosa e dignitosa, che mostra il meglio dell’essere umano. Riutilizzare qualco¬sa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità.
 
Dalla Laudato sii di Papa Francesco, al numero 12

Questa convinzione non può essere disprezzata come un romanticismo irrazionale, perché influisce sulle scelte che determinano il nostro comportamento. Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea.
 

Dalla Laudato sii di Papa Francesco, al numero 59

Nello stesso tempo, cresce un’ecologia su-perficiale o apparente che consolida un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilità. Come spesso accade in epoche di profonde crisi, che richiedono decisioni coraggiose, siamo tentati di pensare che quanto sta succedendo non è certo. Se guardiamo in modo superficiale, al di là di alcuni segni visibili di inquinamento e di degrado,  sembra che le cose non siano tanto gravi e che il pianeta potrebbe rimanere per molto tempo nelle condizioni attuali. Questo comportamento evasivo ci serve per mantenere i nostri stili di vita, di produzione e di consumo. È il modo in cui l’essere umano si arrangia per alimentare tutti i vizi autodistruttivi: cercando di non vederli, lottando per non riconoscerli, rimandando le decisioni importanti, facendo come se nulla fosse.


L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti.



la riflessione del pastore valdese Davide Rostan

Io non sono stato capace di andare a pulire i boschi quando era tempo, i boschi li frequento, li ammiro, me ne preoccupo quando li vedo secchi e assetati, ma non passo le mie giornate a fare prevenzione per pulire dalle foglie, dai rami caduti. Non ci vivo e non li vivo più i boschi. Sono sceso a valle da secoli con la mia famiglia e molti altri. Ho uno stile di vita ampiamente al di sopra di quello che il pianeta mi consente, e come me la gente che mi vive attorno.

Consumo oggetti che compro perché mi fanno stare meglio, perché compensano le mie paure, quella della morte innanzi tutto e quella di vivere senza che la mia vita abbia un senso.

Consumo oggetti che non mi servono per sistemare i miei bisogni..So che altri come me hanno bisogno di aiuto e lo cercano, ma anche riconoscere che si ha bisogno di aiuto non è facile Signore. C’è chi consuma, che chi compra, c’è chi impazzisce, c’è chi scatena la sua violenza c’è chi si sente onnipotente e siccome non può più creare allora dà fuoco a tutto per distruggere. Anch’io sono onnipotente Signore, anch’io consumo ciò che non ho creato, anch’io brucio la terra senza pensare al futuro, anch’io mi sono dimenticato che questo giardino ce lo hai dato per custodirlo, non per distruggere e consumarlo a modo nostro.
 
Consumo, acqua, combustibili, terra, animali, inquino... cerco di starci attento, Signore , ma in realtà riesco a fare ben poco e a rinunciare a molto poco di ciò che ho e di come vivo. So che questo non è un bel modo di stare al mondo, protesto per come vengono spesi i soldi pubblici, vorrei che non li spendessimo in armi per esempio, ma non sono mai riuscito a fare molto in questo senso oltre ad informarmi e a dire che era una spesa inutile. Ho cercato di educare me stesso e chi mi stava attorno ad una convivenza pacifica, con scarsi risultati.

Non sono stato in grado con i miei simili di costruire un governo capace nel mondo di proporre una gestione meno violenta e più rispettosa del creato.. Continuerò a provarci Signore, ma è giusto riconoscere che i risultati sono stati pochi e questo è anche mia responsabilità.. a partire dai circuiti del PC con cui scrivo che sono fatti con un materiale che per estrarlo e portalo qui ad un prezzo che consenta a me di scrivere questa roba, ci fanno guerre e si uccidono decine di migliaia di persone.

Io inquino Signore.. molto più della media mondiale... inquino e i gas che produco stanno cambiando lentamente ma inesorabilmente il clima di questo pianeta... Oggi ce ne accorgiamo perché da qualche giorno respiriamo schifezze e il territorio brucia...

Mi piacerebbe potermela prendere con quattro invasati a cui piace vedere che tutto brucia.. Ma so che non è solo cosi.. Brucia perché io inquino, perché non piove da mesi mentre a quest’ora dovrei stare in giro nei boschi a cercare funghi, con gli scarponi pieni di fango, a respirare quell’odore di terra bagnata e umida che oggi è un lontano ricordo.. Brucia perché noi abbiamo deciso che i nostri soldi era meglio usarli per altro e non per la prevenzione del territorio.

Mi piacerebbe dire che è colpa di quattro politici incapaci... Ma so che non è solo cosi Signore.. Dov’ero io quando venivano costruite case abusive e il territorio cementificio? Dov’ero quando i governi permettevano a milioni di cittadini di non pagare le tasse e non avere abbastanza risorse? Dov’ero io quando metà di questo paese rinunciava a partecipare alla vita politica? Dov’ero quando tutti ci siamo bellamente dimenticati dell’importanza delle protezione del suolo e del clima e abbiamo deciso che la plastica, il cemento, le casette calde e illuminate e il cibo sempre fresco, e tutto il resto era meglio...? Dov’ero quando abbiamo combattuto guerre per avere più combustibili a basso costo per continuare ad andare in giro in macchina tutti i giorni? Dov’ero quando tutti rinunciavamo a cercare di cambiare e ci lasciavamo andare all’egoistico “io speriamo che me la cavo” facendo rombare i nostri motori ? Dov’ero quando i bilanci dello stato aumentavano le spese militari e tagliavano quelle per le scuole e per la salute e la prevenzione del suolo...? Ero qui a dirlo, a scriverlo, a volte anche per strada a protestare a urlare che non era giusto, a organizzare forme politiche alternative.. Ma questo non fa di me uno giusto, non fa di me uno che si può chiamare fuori e dare la colpa del fuoco oggi ad un politico, domani all’altro, rimbalzandosi le responsabilità per calcolo elettorale, non fa di me uno che può chiamarsi fuori dallo schifo che ho prodotto insieme ai miei simili. Insieme ci siamo fatti illudere che tutto si sarebbe risolto per virtù tecnologica e che tutto si sarebbe messo a posto e che al massimo a pagare il conto sarebbe stata la generazione dopo di noi. Insieme ci siamo fatti i conti in tasca e abbiamo rubato ognuno a modo suo, per garantirsi quel tot di benessere finché siamo in vita pensando al massimo ai nostri figli per chi ne ha.

Ci siamo dimenticati della tua parola Signore, e abbiamo pensato di potercela cavare nuovamente da soli e oggi senza vergogna giochiamo nel mezzo del disastro a dare la colpa a qualcun’altra, un partito, le forze dell’ordine, la gestione tecnica, l’assenza di volontari, inventiamo storie su attacchi di sconosciuto che voglio dare fuoco a tutto con bolle di plasma, ce la prendiamo con la regione, con la città con i giornali, diventiamo tutti maestri di meteorologia,e di gestione dei fuochi, parliamo del passato come quel tempo mitico dove tutti sapevano fare tutto e il mondo era in perfetta armonia, anche se parliamo di meno di cent’anni fa.
 
Siamo ridicoli Signore, guardaci e proteggici, che non siamo nemmeno capaci oggi di dire che questo è mia responsabilità... che questo è il mio peccato.
 

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