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Il cammino dei 1.200 per il Santo

Fonte "Il Gazzettino di Padova" di Lunedì 28 Maggio 2018, pagina 3

Partenza sabato sera dai santuari di Camposampiero e arrivo ieri mattina alla Basilica, in vista della grande festa del 13 giugno. Lungo il percorso di 25 chilometri, giovani, anziani, e tanti devoti provenienti dall’Italia e dai Paesi europei

PADOVA Una notte calda e profumata, tipica di un fine maggio d'antan, ha accompagnato i 1200 devoti del Taumaturgo lungo il diciannovesimo Cammino di Sant'Antonio, anticipazione, per così dire, di fede e di penitenza della tradizionale Tredicina in vista della grande festa del 13 giugno.
TUTTE LE ETÀ La manifestazione ha avuto l'esito sperato, e previsto. Un concorso non soltanto di giovani, ma di persone di tutte le età, con un baldo ottantatreenne padovano, già veterano di pellegrinaggi a piedi, coppie di sposi di mezz'età, donne, studenti, operai, religiosi.
Le rappresentanze più numerose, quelle del Veneto, della Lombardia, della Puglia, della Campania e dell'Emilia-Romagna, ma tutte le regioni italiane erano presenti, e diversi devoti sono arrivati dalla Francia, dalla Svizzera, dal Portogallo, dalla Croazia e dalla Slovenia. In testa al corteo, partito nella tarda serata di sabato dai Santuari antoniani di Camposampiero, il ministro provinciale dei frati minori conventuali padre Giovanni Voltan, gran camminatore anche in itinerari internazionali, all'insegna di quella itineranza francescana risalente al Poverello d'Assisi. In testa, una croce in legno formata con un apposito incastro da due rami trovati dai giovani di padre Alberto Tortelli (animatore di questa e di altre iniziative penitenziali) nel 1999 lungo il Cammino di Santiago di Compostella; accanto alla croce, lo stendardo antoniano dipinto da padre Julio Garcia, attualmente nel convento dei religiosi di Parma.
TRAGITTO Lungo il percorso di venticinque chilometri, momenti di preghiera, letture di pagine della vita di frate Antonio, canto, e silenzio. Il Cammino costituisce infatti, anche, l'occasione per il recupero di questa dimensione oggi poco frequente in una società e in ambienti dove prevalgono rumori, chiasso, confusione. Un'occasione perché ognuno si trovi con sé stesso, rifletta, mediti sulla sua vita, sul suo essere cristiano, sulla fede e sull'azione del Santo di cui si è devoti, in nome del quale, appunto, si compie un gesto, un'azione.
Le tappe previste erano quattro, prima dell'arrivo in piazza del Santo a Padova. A Campodarsego, attivati dal parroco don Enrico Piccolo, che aveva tenuto aperte le porte della chiesa, tanti volontari hanno accolto i pellegrini con generi di ristoro e bevande. La sosta di Pontevigodarzere è avvenuta sul campo ben ripulito della signora Mafalda, che ha voluto, anche così, ricordare il marito Silvano, morto da poco tempo dopo una lunga malattia. E lì è stato distribuito a tutti il Pane di sant'Antonio, benedetto, ben s'intende, segno di condivisione fraterna e di attenzione ai poveri.
ACCOGLIENZA Al santuario dell'Arcella, l'ultima tappa, con una calda accoglienza da parte dei frati e dei volontari di quel santuario: rievocazione del Transito in chiesa, poi colazione. L'ingresso a Padova è avvenuto da Porta Molino, quindi, per le vie del centro con scorte di polizia, carabinieri, vigili urbani In piazza del Santo, i pellegrini hanno fatto ingresso alle 8,15, non lento pede, per così dire, bensì con un passo spedito, di marcia, quasi il lungo cammino non ne avesse infiacchito le forze, salutati dalle note dell'Alleluja di Haendel e dal rettore della basilica padre Oliviero Svanera, che ha poi sottolineato fra l'altro il significato di una partenza da un santuario (Camposampiero) e di un arrivo-conclusione in un altro santuario (Padova).
Giovanni Lugaresi


Santo, in cammino per gli operai delle Acciaierie
Fonte "Il Mattino di Padova" di Lunedì 28 Maggio 2018, pagina 16

In marcia di notte per chiedere una grazia o ritrovare se stessi. «Una preghiera speciale per i due lavoratori rimasti bruciati»

Mille e trecento volti sorridenti e a passo di carica, malgrado la stanchezza accumulata su spalle e gambe per tuttala notte lungo 25 chilometri, hanno "invaso" il sagrato della Basilica del Santo dopo il cammino da Camposampiero. Ieri mattina, intorno alle 7.30, dopo l'ultima tappa al santuario dell'Arcella, il popolo del Santo ha raggiunto la "casa" del taumaturgo. C'è chi è al primo percorso, chi è un veterano, chi porta i figli e chi ha sfidato sé stesso alla ricerca della propria interiorità. «Per me è la prima volta», racconta Flaviana Carbonelli, «vengo da Verona, sono allenata alle camminate in montagna, ma è stata duretta. Però le fatiche non sono niente in confronto alla soddisfazione che si prova: mi sono avvicinata a questa esperienza per curiosità, siamo un gruppo di amiche, ma torno a casa dopo aver assaporato la profondità del silenzio, dopo aver riflettuto come non pensavo fosse possibile». Ad accompagnare i fedeli canti, preghiere, il rosario. Lo sanno bene Simone Carraro, macellaio di Noale e l'amica Laura Salviato: «È da 6 anni che partecipiamo», ricordano, «ti muovono la fede e la devozione. Nessuno può negare la fatica fisica, soprattutto perché cammini di notte, ma è più forte il senso di comunità che percepisci marciando fianco a fianco con tante persone. Spesso poi ognuno ha una sua grazia personale da chiedere: molti ci hanno parlato delle difficoltà lavorative, la salute resta al primo posto, ma questa edizione ha avuto un'intenzione che abbiamo condiviso tutti: i lavoratori delle Acciaierie». La preghiera collettiva, quella che dà alla luce la fraternità anche tra sconosciuti, è stata rivolta agli uomini di via Francia, al dolore ed all'angoscia per il futuro. Anche chi si è fermato ad un passo dalla meta: «Siamo arrivate fino al santuario dell'Arcella», ammettono Michela Bigain e l'amica Barbara, «poi abbiamo raggiunto la Basilica con un passaggio. Eravamo stremate». «Ma ho trovato quello che cercavo», sottolinea Barbara, «la preghiera». «Ed io», aggiunge Michela, «so che ho fatto la cosa giusta: ho la mamma in rianimazione e ho pregato per lei».Infine chi porta la famiglia, come mamma Magalì Boureux e la figlia Chiara, 11 anni, al terzo cammino. Ad attenderle al Santo papà e fratellino. «Siamo arcellani», svela mamma Magalì, francese di origini, «per noi la devozione è naturale». Magalì non è una pellegrina qualsiasi, è la realizzatrice della prima ed unica guida in Basilica per bambini: "Chiara al Santo". Immancabili, alla processione, i consiglieri del Pd Gianni Berno e Nereo Tiso. Ad accogliere i pellegrini il rettore Oliviero Svanera che, insieme a padre Alberto Tortelli, annuncia il sogno dei frati: «Portare il cammino del Santo fino alla Sicilia, attraversando l'Italia», rivela padre Alberto. «Il Veneto e l'Emilia sono le regioni promotrici. Pensiamo ad un cammino di 1500 chilometri, attraverso l'Umbria e san Francesco, la Calabria e Sant'Antonio di Paola, fino alla Sicilia, dove Antonio sbarcò, naufrago, 800 anni fa, a 25 anni, profugo della sua era. Contiamo di creare questa straordinaria spina dorsale per il 2021, a 800 anni dallo sbarco».

Elvira Scigliano


Voltan: «Usciamo da noi stessi per andare verso l'altro»
Fonte "Il Gazzettino di Padova" di Lunedì 28 Maggio 2018, pagina 3

L'OMELIA

PADOVA Sono state tre le parole sulle quali si è soffermato il ministro provinciale dei frati minori conventuali padre Giovanni Voltan, nell'omelia della messa celebrata al Santo al termine del Cammino al quale lui stesso aveva partecipato: Trinità, Santità, Antonio.
Nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità della Trinità, appunto, ecco che la si può vivere «quando usciamo da noi stessi per andare verso l'altro: l'io incontra il tu a diventa il noi (senza fusione o confusione, nella gioia della comunione)». Infatti, nella notte, ha sottolineato padre Voltan, «abbiamo camminato in più di mille persone, il 95 per cento a noi sconosciute, eppure siamo stati disponibili a un sorriso, a pregare assieme, a sostenerci: questo è vivere il noi della Trinità uscendo e servendoci gli uni gli altri».
Quanto alla Santità, tema del Cammino (Per mille strade verso la santità), essa «non è qualcosa per una élite, o qualcosa di astratto, ma per tutti e ha la concretezza del fare. Gesù ci ha insegnato a essere concreti: diventi santo se ti eserciti e pratichi come lui le beatitudini». Infine, l'affidamento al Santo, «percorrendo l'ultimo tratto terreno del Taumaturgo, quello che lui fece quel 13 giugno 1231, desideroso di giungere qui dove ora noi siamo. Ad Antonio abbiamo portato le preghiere che avevamo nel cuore, quelle affidateci da tante persone; abbiamo chiesto grazie alla Trinità per la sua intercessione fraterna. Alla luce del tema guida di questo pellegrinaggio, a Sant'Antonio, oltre alle grazie di cui abbiamo bisogno, vogliamo anche chiedere: aiutaci ad essere santi!… Quale è stato il tuo segreto? Come hai fatto tu? Qualcosina l'abbiamo compresa questa notte pellegrinando e ascoltando la tua vita, ma tu continua ad aiutarci, a camminare con noi».

G.Lu.


Fede, forza di volontà e speranza in 1.300 sulle orme di S. Antonio
Fonte "Il Mattino di Padova" di Lunedì 28 Maggio 2018, pagina 16

DA CAMPOSAMPIERO ALLA BASILICA

Fede, sacrifici o e forza di volontà. Animati da questi "motori" e spinti da gambe allenate, in 1.300 sono partiti sabato sera dai santuari antoniani per raggiungere l'Arcella alle prime ore di ieri e poi la Basilica.Verso le 17, i primi arrivi nel chiostro interno del santuario, dove erano allestiti i punti di registrazione, hanno dato il via all'edizione 2018 del "Cammino nella notte" di migliaia di pellegrini giunti dai paesi vicini e di comitive e singoli provenienti da tutta la regione ma anche da Lombardia, Friuli, Trentino, Emilia e dalla Croazia, dove molto venerato è il santo di origini portoghesi.Dopo la consegna delle credenziali del pellegrino con il timbro della prima tappa, l'accoglienza ha accompagnato i partecipanti fino al momento della cena, preparata nel refettorio interno per oltre 200 commensali prenotati o consumata al sacco, nei dintorni dei santuari preparandosi per la partenza. C'è chi si iscrive per un voto, chi per sfida personale, chi per riscoprire la fatica del cammino con un obiettivo, chi per coltivare una speranza, chi per chiedere un aiuto, una grazia o quant'altro al Santo taumaturgo.«È il nostro santo, un punto di riferimento per la nostra vita» il commento più comune anche tra chi magari non frequenta più assiduamente la chiesa ma confida nel nome di Antonio che evoca protezione e aiuto. L'oscurità ha introdotto i pellegrini alla celebrazione iniziale, in chiesa, con la benedizione e l'invio dei pellegrini lungo il cammino di 25 km che si snoda attraverso gli argini del Muson dei Sassi, fino alla città. Così, alle 23, nel silenzio della notte, padre Alberto Tortelli, frate francescano che proprio nel suo periodo trascorso a Camposampiero aveva formato il gruppo dei primi pellegrini del Cammino, è uscito dal santuario reggendo la croce davanti ad un fiume di persone, tutte diverse tra loro ma tutte unite dall'unica meta: le cupole della Basili ca del Santo, come le guglie di Santiago.

Francesco Zuanon


Un santino con la preghiera speciale al capitello mariano di via Piovega
Fonte "Il Gazzettino di Padova" di Lunedì 28 Maggio 2018, pagina 9

Cammino di Sant'Antonio

C'è una piccola, ma emblematica storia legata al capitello mariano di via Piovega, posto ai confini fra i comuni di Camposampiero, Borgoricco e San Giorgio delle Pertiche, dove c'è stata la prima delle quattro tappe del Cammino di Sant'Antonio, e dove i contradaioli (undici famiglie) hanno offerto a tutti i pellegrini un santino con una Preghiera speciale, una corona del Rosario, e un abbraccio fraterno. «I nostri vecchi - esordisce Anna Maria Rossi, abitante proprio davanti al capitello - raccontavano che la devozione per la Madonna, la cui immagine in cartoncino era affissa al tronco di un albero limitrofo all'attuale capitello, si era particolarmente rafforzata durante la Grande Guerra, quando tanti giovani della contrada erano partiti soldati».
I familiari affidavano alla preghiera figli, mariti, fratelli, chiedendo alla Madonna di farli tornare tutti a casa sani e salvi. Così era stato. Un piccolo, grande miracolo e la devozione a Maria crebbe. «Quando scoppiò il secondo conflitto mondiale, e con tanti giovani chiamati alle armi, di nuovo ci si riuniva pregando. In quell'occasione veniva recitata la Preghiera del soldato', il cui santino - prosegue Anna Maria - ho trovato nel breviario del nonno di mio marito di nome Francesco, come lui. Si tratta di un piccolo documento storico datato 1941, che collega la devozione di questa gente al Santo e alla Madonna». La Preghiera del Soldato così si conclude: sì che un giorno possa iniziare un lungo periodo di pace in un mondo affraternato nei segni di Cristo.
Raccontando questa storia, Anna Maria Rossi, ha augurato a questi moderni soldati, cioè ai pellegrini del Cammino notturno, «di trovare Forza, Pace e Speranza».

G. Lu.

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