20171211 cristo madreRestaurato l’affresco "Cristo che si congeda dalla Madre" nella Cappella della Madonna Mora al Santo 
Grazie al recupero, finanziato dal Lions Club di Camposampiero, trovati i primi “indizi” per indagare la paternità dell’opera del 14° secolo
 
12 Dicembre 2017| di Ufficio Stampa Messaggero S. Antonio
 
Un importante e inaspettato recupero nella Cappella della Madonna Mora, il nucleo più antico della Basilica del Santo, ha rivelato un affresco del 14° secolo prima illeggibile. Si tratta di un Cristo che si congeda dalla madre di autore ignoto. Il rinvenimento di un fondo di architettura e un’interessante iscrizione sono gli “indizi” per avviare l’indagine sulla paternità del dipinto e studiare le diverse fasi costruttive della fabrica, il cantiere, del Santo.
 
L’opera restaurata dalla Veneranda Arca di S. Antonio grazie al sostegno del Lions Club di Camposampiero è stata presentata oggi nella Sala dello Studio teologico della Basilica del Santo. A fare gli onori di casa il rettore della basilica, padre Oliviero Svanera, e il presidente capo della Veneranda Arca di S. Antonio, Emanuele Tessari. A illustrare l’intervento di restauro, alla presenza di Giuseppe Vecchiato, presidente del Lions Club di Camposampiero che ha finanziato il progetto, sono state Giovanna Baldissin Molli, del Collegio di Presidenza della Veneranda Arca di S. Antonio e docente al Dipartimento dei Beni culturali dell’Università di Padova, e la restauratrice Valentina Piovan.
 
Il restauro, seguito per la direzione scientifica dalla dottoressa Monica Pregnolato della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, è durato un paio di mesi e ha riguardato la pulitura e il consolidamento della superficie pittorica.
 
L’affresco, di dimensioni importanti, è un recupero di notevole interesse sotto il profilo storico-artistico, perché rivela un particolare momento della vita del santuario antoniano, che è stato nel corso dei secoli, e lo è tutt’ora, un organismo vivo e in continuo cambiamento. Il luogo stesso ove si trova - la Cappella della Madonna Mora -, parla infatti del nucleo più antico della Basilica del Santo, il cui aspetto duecentesco è sconosciuto.

Come è noto la cappella corrisponde al sito in cui si ergeva, in origine, la piccola chiesa di Santa Maria Mater Domini, dove, per espresso desiderio del Santo, fu dapprima sepolto il corpo di Antonio. Ogni testimonianza artistica in questa cappella, o documentale che la riguarda, offre perciò preziosi elementi per ripercorrere la storia delle diverse fasi costruttive dell’edificio.

L’affresco del 14° secolo era pervenuto ai nostri giorni in uno stato di conservazione tale che la sua leggibilità era compromessa, tanto da aver qualche dubbio persino sul soggetto rappresentato. Il fondo inoltre era scuro e quasi indifferenziato. Molto scarsa era anche la letteratura che lo riguardava: ne hanno parlato Faustino Ossanna e Claudio Bellinati in un libro del 1995, pubblicato dalle Edizioni Messaggero Padova, e relativo a diverse rappresentazioni della Vergine nella Basilica del Santo. Secondo i due autori la scena raffigurava Cristo risorto che appare alla madre, avendo a sfondo le mura di Gerusalemme, e poteva cautamente essere ricondotta alla mano di Giusto de’ Menabuoi, attivo nella cappella adiacente del Beato Luca Belludi.

Grazie all’intervento di restauro, invece, sono stati riportati alla luce alcuni elementi che paiono confutare questa precedente tesi. Ora vediamo con maggior chiarezza che le mani di Cristo non presentano la ferita dei chiodi e dunque l’episodio raffigurato è riconducibile al racconto dei vangeli apocrifi che ricordano il congedo di Cristo dalla Madre, prima della sua Passione. Questo tema iconografico è noto nella storiografia artistica, ma era più diffuso a partire dal Cinquecento in avanti. L’affresco appena rimesso a nuovo, privo per il momento di una paternità definita, è perciò di estremo interesse, perché tale soggetto, nel Trecento, risulta una rarità. È probabile che anche la scritta recuperata, affrescata a lato della figura di Gesù e prima mai letta compiutamente, possa ricondurre gli studiosi, ora che può essere correttamente interpretato il senso generale relativo alla Passione di Gesù, a un testo noto, al momento non ancora individuato, che potrebbe fornire ulteriori informazioni.

Quanto allo sfondo architettonico, emerso con colori chiari e una definizione inaspettata, l’idea è che si volesse alludere a Padova stessa, e non a Gerusalemme. Si potrebbe anche ipotizzare un riferimento al cosiddetto “traghetto” carrarese, il camminamento murato che univa la reggia di piazza Capitaniato al Castello della città.

Nell’affresco sono presenti, al centro in basso, due anziani devoti, inginocchiati: a sinistra un uomo, a destra una donna. Non si è in grado, allo stato attuale, di formulare ipotesi di identificazione. La moda delle vesti non dà indicazioni precise, perché era diffusa fra il Trecento e il primo Quattrocento. Incuriosisce il fatto che i due sembrano avere una certa somiglianza tra di loro, altro elemento da approfondire da parte degli storici dell’arte.

Un altro dato interessante è costituito infine dalla cornice dipinta, che ha riferimenti ad altre cornici trecentesche ritrovate in punti diversi del Santo. Anche questo tipo di confronto dovrà essere indagato, allo scopo di definire in modo più preciso la cronologia e la paternità delle diverse pitture trecentesche, non solo della Cappella della Madonna Mora, ma anche dell’intera basilica.

Negli anni passati, e grazie ai Collegi di Presidenza della Veneranda Arca S. Antonio che hanno preceduto l’attuale, diversi affreschi della Cappella della Madonna Mora avevano trovato risarcimento dai danni del passare del tempo. L’attuale Collegio di Presidenza era analogamente al corrente del desiderio del precedente rettore del Santo, il compianto padre Enzo Poiana scomparso prematuramente lo scorso anno, di completare il restauro delle immagini mariane presenti in basilica. Perciò la Veneranda Arca di S. Antonio e l’attuale rettore del Santo hanno proposto con convinzione al Lions Club di Camposampiero di sostenere l’intervento su questo affresco. I Lions di Camposampiero, territorio storicamente e spiritualmente legato a sant’Antonio, hanno accettato volentieri l’invito, che rafforza l’antico legame della loro cittadina con il Santo: proprio Antonio, nelle ultime ore di vita, è partito da Camposampiero con la precisa intenzione di andare a morire nella “sua chiesetta” di Santa Maria Mater Domini, come ricordato corrispondente all’attuale Cappella della Madonna Mora, nucleo originario di quella che divenne in seguito la Basilica del Santo.

Nella cappella rimane qualche altro riquadro da restaurare, tra cui una Madonna in trono, analogamente di esecuzione trecentesca, che dai primi riscontri sembra ugualmente interessante. La Veneranda Arca di S. Antonio, l’ente che dal 1396 formalmente si prende cura della manutenzione del Santo attraverso progetti di restauro, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e artistico della basilica, si augura che sia possibile avviare presto un nuovo cantiere nella Cappella della Madonna Mora.

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