rinnovazionedeivotigiubilari
Riportiamo l'omelia di p. Giovanni Voltan, Ministro Provinciale, per la celebrazione dei Giubilei della Provincia, di giovedì 19 maggio '16, presso la Basilica di S.Antonio. Dopo il testo due album di fotografie: il primo con le immagini della processione giubilare e la Santa Messa con il rinnovo dei voti e delle promesse sacerdotali, il secondo con le immagini dell'inaugurazione e benedizione dei locali del rinnovato Villaggio S.Antonio di Noventa Padovana e il rinfresco per festeggiare i 25esimi e 50ensimi dei confratelli.
ministro privincialeQuando mesi fa ho visto i nomi di voi frati che vivete quest'anno un particolare giubileo di professione religiosa e ordinazione sacerdotale, ho subito pensato come essi rappresentino bene tutta la nostra Provincia religiosa, con le delegazioni di Cile e Portogallo (la presenza p. Antonio Razzoli ci ricorda pure l'Indonesia, p. Carlo Linguanotto e p. Daniel Thevenet -impossibilitati oggi a essere tra noi- la Custodia di Francia-Belgio) quanto al territorio. E rappresentano pure in modo efficace anche il volto e il ministero della Provincia impegnata, oltre che nella missio ad gentes, nel servizio delle parrocchie-santuari, nell'ambito della cultura/insegnamento, nel servizio caritativo. Da questo vostro insieme di volti e storie ne viene per tutti la gioia dell'appartenenza a questa nostra Fraternità provinciale: sentiamo che i vostri tragitti di vita, i vostri talenti, le vostre competenze sono in qualche modo "nostri", ci appartengono come Famiglia. Ci arricchiscono, sono riversati sulla Chiesa a nome nostro.

Oggi, come Provincia, rendiamo grazie a Dio per la vostra adesione fedele alla Sua fedeltà, per la vostra generosa risposta alla Sua chiamata. E' una risposta nata con l'entusiasmo del giovane Isaia, così come abbiamo udito nella prima lettura: Eccomi, manda me!, e proseguita-sviluppata nella coscienza che alla base del dono del Signore a seguirlo e servirlo nella vita religiosa francescana, nel sacerdozio c'è ancora e sempre il Signore stesso: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi. E vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (cf. Vangelo proclamato). Ci troviamo sempre umili difronte a questo "per primo" di Dio ed anche difronte alla grande umiltà e speranzosa fiducia di Gesù per noi: vi ho costituiti io perché portiate molto frutto, perché il frutto, opera del vostro lavoro, rimanga, sia utile per altri, sia una scorta cui molti possano attingere...
Restiamo sempre piccoli nei confronti di questa stima, di quest'amore di Gesù e non ci resta che corrispondere in pienezza.

Lunedì scorso Papa Francesco ha parlato alla 69a Assemblea generale della CEI sul tema del rinnovamento del clero: si è rivolto ai vescovi, ai sacerdoti, ma -mutatis mutandis- le sue parole sono buoni spunti e provocazioni anche per noi consacrati nella vita francescana e religiosi presbiteri. Spiace che i media del discorso del Papa abbiano colto solo alcuni aspetti relativi alla povertà e sobrietà necessarie alla vocazione del sacerdote, tralasciando il perché, la motivazione profonda di tali atteggiamenti e scelte esistenziali.

Permettetemi di riprendere pertanto qualche passaggio:
"Che cosa rende saporita la sua vita (ndr: il Papa sta parlando del sacerdote, ma sentiamo diretto a noi stessi come frati e presbiteri il suo dire) ? Per chi e per che cosa impegna il suo servizio? Qual è la ragione ultima del suo donarsi?
(...)la vita del nostro presbitero diventa eloquente, perché diversa, alternativa. Come Mosè, egli è uno che si è avvicinato al fuoco e ha lasciato che le fiamme bruciassero le sue ambizioni di carriera e potere. Ha fatto un rogo anche della tentazione di interpretarsi come un "devoto", che si rifugia in un intimismo religioso che di spirituale ha ben poco.
È scalzo, il nostro prete, rispetto a una terra che si ostina a credere e considerare santa. Non si scandalizza per le fragilità che scuotono l'animo umano: consapevole di essere lui stesso un paralitico guarito, è distante dalla freddezza del rigorista, come pure dalla superficialità di chi vuole mostrarsi accondiscendente a buon mercato. Dell'altro accetta, invece, di farsi carico, sentendosi partecipe e responsabile del suo destino.
Con l'olio della speranza e della consolazione, si fa prossimo di ognuno, attento a condividerne l'abbandono e la sofferenza. Avendo accettato di non disporre di sé, non ha un'agenda da difendere, ma consegna ogni mattina al Signore il suo tempo per lasciarsi incontrare dalla gente e farsi incontro. Così, il nostro sacerdote non è un burocrate o un anonimo funzionario dell'istituzione; non è consacrato a un ruolo impiegatizio, né è mosso dai criteri dell'efficienza.
Sa che l'Amore è tutto. Non cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell'uomo; nel ministero per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali. Servo della vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione. È un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio, attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui altri curano i loro interessi.
Il segreto del nostro presbitero – voi lo sapete bene! – sta in quel roveto ardente che ne marchia a fuoco l'esistenza, la conquista e la conforma a quella di Gesù Cristo, verità definitiva della sua vita. È il rapporto con Lui a custodirlo, rendendolo estraneo alla mondanità spirituale che corrompe, come pure a ogni compromesso e meschinità. È l'amicizia con il suo Signore a portarlo ad abbracciare la realtà quotidiana con la fiducia di chi crede che l'impossibilità dell'uomo non rimane tale per Dio" (Papa Francesco, discorso citato).
Rinnovazione promessessacerdotaliC'è un nostro aspetto carismatico non toccato da Papa Francesco -ed ovviamente- in quanto stava parlando del sacerdote diocesano, ed è la fraternità. Noi viviamo coltiviamo-custodiamo-accresciamo il dono ricevuto della vocazione perché essa è situata nella fraternità. Ed una grazia grande di cui i sacerdoti diocesani non dispongono, uno dei tanti benefici di cui dobbiamo ringraziare.
 
Scusate l'ampiezza dei passaggi del Papa riportati: essi sembrano davvero portarci al cuore della nostra vocazione francescana soprattutto nella parte che compete a noi e cioè il come rispondere al Signore per i suoi benefici, il cosa fare della nostra vita, una volta che l'abbiamo conosciuto, ci siamo sentiti amati, abbiamo sentito la sua chiamata e ci siamo consacrati a Lui. Francesco d'Assisi, il nostro Serafico Padre, è molto concreto: "restituiamo al Signore Dio altissimo tutti i beni che sono suoi e di tutti rendiamo grazie a lui, dal quale procede ogni bene. E lo stesso Altissimo e sommo, solo vero Dio abbia e gli siano resi ed egli stesso riceva tutti gli onori e la riverenza, tutte le lodi e le benedizioni, ogni rendimento di grazie e ogni gloria, poichè suo è ogni bene ed egli solo è buono" (Rnb XVII: FF 49).

Questo giorno giubilare è poi volutamente associato all'inaugurazione del nuovo Villaggio S. Antonio di Noventa, espressione concreta del messaggio del nostro caro Santo: l'evangelizzazione mai slegata dalla carità, dalla scelta di stare al passo dei poveri, di fare strada con loro. Rendiamo grazie al Signore che ci dona, nel nome di Sant'Antonio, di vivere nella carità, di condividere la vita con i poveri. Ed anche di avere un luogo, come il VSA (Villaggio S. Antonio) che da 60 anni ci ricorda questa priorità . Grazie ai frati che vi hanno molto lavorato (come, per mezzo secolo, fr, Francesco Masin, ora di comunità qui al Santo) e a quelli che oggi si spendono accanto agli ospiti nel nome di S. Antonio.

Cari Frati che celebrate in quest'anno -nello splendido contesto dell'Anno Giubilare della Misericordia- il vostro anniversario di professione religiosa e di ordinazione sacerdotale, lieti di avervi fratelli, vi affidiamo con gioia alla potente intercessione della B.V. Maria e alla fraterna intercessione del nostro grande Patrono Sant'Antonio da Lisbona e di Padova, discepolo fedele del Padre San Francesco d'Assisi.

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